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Paolo Conti
Olandesi d'Umbria e colonie anglo-senesi nei borghi che rivivono grazie agli stranieri
15 Agosto 2013
Post 2012
Rassegna superficiale e turistica di discutibili e discusse colonizzazioni del nostro territorio.

Rassegna superficiale e turistica di discutibili e discusse colonizzazioni del nostro territorio. Corriere della Sera, 15 agosto 2013, postilla (f.b.)

Il caso più recente, che ha attirato l'ammirata attenzione dell'inserto «Travel on sunday» del quotidiano The Independent dell'11 agosto, è quello di Castelfalfi, frazione di Montaione in provincia di Firenze. Uno spettacolare borgo medioevale citato già nel 754 in un atto di donazione, abitato fino agli anni Sessanta quando fu abbandonato sull'onda del boom economico, e al centro di 1.100 ettari di terra: un castello, un piccolo paese, 36 casali, boschi che ospitano daini e mufloni. Nel 2007 il tutto venne acquistato dalla Tui, Touristik Union International, gigante tedesco del settore turistico con sede ad Hannover. Una previsione di spesa di 250 milioni di euro, di cui 140 già stanziati, 18 casali già ristrutturati, 40 appartamenti in consegna. Una campagna pubblicitaria che ha attirato nuovi residenti da mezzo mondo: australiani, un sudafricano, belgi, austriaci, tedeschi, inglesi, canadesi, svizzeri. Tre giorni fa è comparso il primo cliente russo. «A Tuscan transformation», ha titolato entusiasta The Independent raccontando i restauri filologici (solo pietre e materiali locali e originari), la cura del verde. E la nascita di un luogo insieme italiano e cosmopolita. La bellezza è assoluta, lo sa bene Roberto Benigni che girò qui il suo «Pinocchio» quando Castelfalfi era deserto.

Sono tanti i casi di borghi e piccoli centri «salvati», o comunque avviati a nuova vita, da stranieri che investono e decidono di vivere circondati dal nostro Paesaggio, lo stesso che fece la fortuna del Grand Tour dalla seconda metà del Seicento in poi. Nel 1974 gli svizzeri di Hapimag (sempre turismo) comprarono il borgo medioevale di Tonda, anche questo nel comune di Montaione: appartamenti per 400 abitanti, la chiesa trasformata in sala riunioni. Denaro sudafricano ha finanziato il recupero del magnifico borgo di Fighine, vicino Siena: solo residenti anglofoni, il sito www.fighine.it non prevede traduzione in italiano. L'imponente borgo-castello di Casole, che risale al X secolo e fu per anni proprietà di Luchino Visconti, è stato acquistato da Timber Resort che ha restaurato il castello e le trenta fattorie. Ora tutto è in mano ai turisti ma anche a nuovi residenti stabili in larga parte americani (un solo italiano, forse protetto dal Wwf). Il Borgo di Santa Giuliana a Umbertide è stato ripristinato da investitori tedeschi. E in tedesco si parla spesso per i vicoli: quasi tutti i neo-sangiulianesi sono austriaci, tedeschi, svizzeri. Poi ci sono gli insediamenti storicizzati.

Come il «Villaggio olandese» di Bettona, in provincia di Perugia: una signora olandese comprò negli anni 70 circa sessanta ettari di bosco realizzando una serie di lotti edificabili. Da allora centinaia di sudditi del nuovo Re Guglielmo hanno cambiato l'economia e le abitudini della cittadina. Stessa situazione alla località La Cima a Tuoro sul Trasimeno: dagli anni 70 la cittadella delle ville è abitata solo da olandesi, belgi, francesi danesi. Dice Carolina Dorothea Seijffert, olandese, dal 2001 titolare dell'agenzia «Le case di Dorrie», con un portafoglio di 160 bellezze architettoniche in vendita sparse nel centro Italia: «Il fascino dell'Italia resiste, nonostante la crisi. Il sogno italiano è saldo nell'immaginario di mezzo mondo. Ora i tedeschi stanno tornando, gli inglesi tendono di più a vendere dopo lunghe permanenze, bene le trattative con i belgi e gli olandesi che risentono complessivamente meno della crisi».

Secondo Scenari Immobiliari, nel 2012 sono state 4.600 le famiglie straniere che hanno acquistato un immobile in Italia con una crescita del 53% rispetto al 2005. Ricchezza vera: dal 2005 la spesa media è passata da 245 mila euro a 455 mila. Lo sanno, per esempio a Cianciana, centro collinare agricolo in provincia di Agrigento, autentico caso studiato sulla stampa internazionale. Ormai il 10% dei residenti è straniero. Un fenomeno basato esclusivamente sul passaparola. Anche l'attore Ray Winstone ha comprato casa ma nelle stradine si incontrano fotografi, modelle, musicisti: inglesi, canadesi, svedesi, statunitensi, austriaci. Spiega Carmelo Panepinto, presidente della pro loco e marito di Giuseppina Montalbano, titolare dell'agenzia My House: «Sono attirati tutti dai ritmi del posto, dalla bellezza, dalla tranquillità e dalla mancanza di criminalità. E anche dai prezzi. Con 20-30 mila euro e altri 10 mila di ristrutturazione si può comprare una bella casa dell'800 col prospetto in tufo e il solaio a volta».

Altro caso studiato è quello di Irsina, in provincia di Matera, uno dei paesi più antichi della Basilicata: nel centro storico hanno comprato casa cinquanta famiglie inglesi, americane, tedesche. E infine, il classico dei classici, Airole, paesino arroccato in Val Roja a pochi chilometri da Ventimiglia e dal confine francese. È uno dei paesi con la più alta densità di stranieri in Italia: il 31.4%, soprattutto tedeschi, olandesi, francesi, statunitensi, inglesi, svizzeri. Il segreto? La posizione baricentrica (vicini al mare, anche alla Costa Azzurra, e alle piste di sci di Limone Piemonte). La tranquillità. La civiltà dei rapporti. La capacità di accantonare particolarismi. Diciamo così: una piccola Unione europea ben riuscita, amalgamata e non litigiosa.

postilla
Ecco un caso in cui anch'io adotterei la famosa dizione “città dell'uomo” che spesso sfotto in modo sbrigativo e piuttosto maleducato (lo ammetto, ma è per esasperazione) quando utilizzata da altri di solito a vanvera. Nel senso che esiste una città dell'uomo intesa come casa della società, e una città delle pietre che di quella casa è solo il contenitore. I nostri borghi “recuperati a nuova vita” come dice l'articolo, potrebbero benissimo essere il contenitore di una vita che in realtà si svolge altrove, senza alcun rapporto organico col territorio che a sua volta li contiene. Perché non siano semplicemente la versione di destra della cosiddetta paesologia, scatole di nostalgia da cartolina da rivendere sul mercato globale, forse servirebbe un'idea più chiara di che farne, della risorsa borghi tradizionali, ovvero in che contesto si inseriscono le funzioni turistiche, come si sviluppano, come si integrano ambientalmente, socialmente, economicamente. Altrimenti queste gated communities rischieranno di diventare una versione civile ma per nulla amichevole delle basi militari dei sedicenti liberatori, che nel caso specifico ci hanno liberato dai ruderi, portandosi però a casa gratis tutto il resto (f.b.)

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