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Rachele Gonnelli
Settis con Left presenta il suo manifesto
31 Maggio 2013
Articoli del 2013
Mentre Grillo urla e maledice e i grillini meditano, l'attenzione ritorna ai temi che, abbandonati e infine traditi dal PD, sono al centro dello tsunami elettorale.
Mentre Grillo urla e maledice e i grillini meditano, l'attenzione ritorna ai temi che, abbandonati e infine traditi dal PD, sono al centro dello tsunami elettorale. L'Unità, 31 maggio 2013

Posti in piedi, anzi neanche in piedi,con porte chiuse e fila fuori, ieri al ridotto del teatro Eliseo in viaNazionale a Roma, per il convegno sulla crisi della democrazia e dipresentazione del manifesto di Salvatore Settis, 15 tesi «non inchiodate alportone di una chiesa», come ha detto lui, ma affidate alla rivista left chele ha pubblicate e ha organizzato il convegno, al quale hanno partecipatoesponenti del Pd come Fabrizio Barca e Renato Soru, di Sel e dei Cinque Stelle,del Teatro Val- le Occupato e giornalisti tra cui il nuovo direttore di LeftMaurizio Torrealta.
L’archeologo, già direttore per oltre undecennio della Scuola Normale Superiore di Pisa, ora Accademico dei Lincei,editorialista di grandi quotidiani nazionali, è nel direttivo del Louvre diParigi, dopo aver anche diretto il Getty Research Institute di Los Angeles epresieduto il Consiglio Superiore dei Beni Culturali. È, senza tema dismentite, uno dei più importanti intellettuali italiani. Ma l’ap- proccio concui si è posto con le sue 15 tesi e nel discorso di ieri è tutto politico. Luiche, come ha ricordato, non ha mai avuto tessere ma ha «sempre votato a sinistra, per un’istanza di giustizia che ma- gari avrei voluto più radicale mami sem- brava comunque rappresentata come di- rezione». Un tempo, rimproveranegli ultimi anni «in particolare al Pd» di aver smarrito la bussola, inparticolare ades- so con il governo delle larghe intese ma anche prima, «avendoaperto la strada a progetti della destra» come la svendita del patrimoniomonumentale e culturale. Da professore dopo il suo ritorno dagli Usa ha scritto alcuni librisull’argomento, poi ha deciso di scendere in campo, «senza però averealcuna ambizione a fare l’assessore o il deputato», e invece per rivitalizzareil dibattito politico. Con- siderando l’Italia come il caso limite di unprocesso che investe anche l’Europa di «democrazia senza popolo», che puòevolvere in una riscossa dei cittadini o avvilupparsi in qualcosa di peggiore epe- ricoloso. In ogni caso che sarebbe sbagliato pensare di lasciare al«pilota auto- matico» di cui parla Mario Draghi, per- ché significaabbandonarla alla dominan- za dei mercati, alle oligarchie e tecnocra- zie, o aapparati di partito che si autoper- petrano inducendo fenomeni di sfiducia,astensionismo, gesti estremi di protesta fino al suicidio o movimenti diprotesta come quello di Beppe Grillo.
Il faro per Settis, applaudito per alcuni minuti al termine del suo lungo intervento da una platea attenta compostain gran parte da persone non giovanissime, è «l’associazionismo diffuso». Untessuto stimato da lui in 5-8 milioni di cittadini, inclusi i sindacati, pocoascoltato dalle istituzioni, cittadini che «guadando fuori dalla propriafinestra cercano di capire più in là» e difendere quelli checonsiderano beni comuni, dall’acqua pubblica al paesaggio, dai diritti aiservizi sociali. Settis richiama il diritto «alla resistenza del singolo controlo Stato in nome del bene pubblico e dello Stato», in inglese si chiama -spiega - adversary democracy o controllo pubblico, lui prende ilconcetto dalla Repubblica partenopea di Eleonora de Fonseca Pimentel, maspiega che l’elaborazione dossettiana non fu esplicitata nella Costituzioneperché «ritenuta implicita». Per altro la Carta del ’48 va bene così, non vaemendata né considerata come «litania di articoli staccati», ma solo attuata.Contrarissimo a Convenzioni o progetti di presidenzialismo.
Fabrizio Barca, ex ministro della Coesione sociale, ha aggiunto a queste «due gambe» - movimenti e Costituzione -l’idea di una terza, un partito in grado di fare da cassa di risonanza. Sapendoche il vero male, seme del liberismo ma non solo, è l’idea di una governancesemplice, di pochi che decidono perchè il sapere si pensa che sia di pochi,«dall’asse Torino-Lione ai termovalorizzatori». «Il li-mite anche delgoverno al quale ho parte- cipato».

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