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Ivan Cicconi
La filiera delle grandi opere e gli strumenti tecnico-finanziari utilizzati
23 Maggio 2013
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«Ovvero grandi opere, capitalismo post-fordista e corruzione liquida dello Stato post-keynesiano». Lo schema della relazione che il massimo svelatore italiano delle truffe nei lavori pubblici e nelle G.O. terrà domani al convegno indetto Ravenna contro lo spiedo Orte-Mestre, inviato il 24 maggio 2013

«Ovvero grandi opere, capitalismo post-fordista e corruzione liquida dello Stato post-keynesiano». Lo schema della relazione che il massimo svelatore italiano delle truffe nei lavori pubblici e nelle G.O. terrà domani al convegno indetto Ravenna contro lo spiedo Orte-Mestre, inviato il 24 maggio 2013

La grande impresa del capitalismo globalizzato è caratterizzata da una organizzazione fondata sul cosiddetto “outsourcing”, che sta ad identificare un processo di scomposizione e svuotamento della fabbrica fordista che passa da un'organizzazione “a catena piramidale” ad un sistema “a rete virtuale”. La piramide dell'impresa fordista si è decomposta in una enorme ragnatela formata da tante ragnatele sempre più piccole, con al vertice il ragno più grande, collegato alle altre ragnatele con tanti ragni sempre più piccoli.

Questo modello di impresanon può che essere orientato sempre più al controllo dei fattori finanziari edi mercato e sempre meno ai fattori della produzione. Una grande impresa virtuale, orientata solo al mercato e allafinanza, scarica inevitabilmente, attraverso una ragnatela di appalti e subappalti,la competizione verso il basso e induce anche nella piccola e media impresa unacompetizione tutta fondata sui fattori più poveri e di basso profilo chealimentano lavoro nero, lavoro grigio, lavoro precario, lavoro atipico.
La grandeopera è l'unico prodotto che può consentire a questo modello di impresavirtuale di massimizzare i profitti o addirittura semplicemente di funzionare.La stessa grande opera realizzabile da questo modello di impresa devecaratterizzarsi per alcuni elementi essenziali: non può essere un grandeintervento diffuso sul patrimonio esistente, ma deve essere un opera nuova econ scarse interferenze con l'esistente.
La grandeopera sollecitata dall'impresa post-fordista deve avere un valore innanzituttoper il presente, prescinde dal passato e dal futuro: è la protesi dellaincapacità di progettare il futuro e del suo totale sganciamento da un passatonegato o rimosso.
La grande opera è pure quella che consente alla classedirigente politica (sempre più caratterizzata da marioli) e imprenditoriale(sempre più caratterizzata da faccendieri) di scaricare sul debito pubblico lerisorse erogate oggi a questi parassiti del nostro futuro. L'alleato deimarioli e dei faccendieri è il finanziere d'accatto di questo mondo bancarioche costruisce l'affare della grande opera sul debito, con il cosiddetto“project-financing”, una locuzione tutta e solo italiana e che, priva di riscontronella terminologia anglosassone, assomiglia tanto alla “zuppa inglese”, nota inItalia e sconosciuta in Inghilterra.
LaOrte-Mestre, come il TAV, come il ponte sullo Stretto di Messina, come laQuadrilatero, come tutte le grandi opere oggi, in un contesto di consumo delterritorio che non ci possiamo più permettere, è il piatto più ambito econsumato sulla tavola della nuova tangentopoli nella quale i faccendieripost-fordisti possono azzannare beni e risorse pubbliche con i marioli deipartiti virtuali dello stato post-keynesiano. Siamo dunque all’esattoribaltamento delle politiche Keynesiane del secolo scorso. Prima si consegnanosoldi e affari alla casta dei burocrati super retribuiti delle imprese scatolevuote e delle banche e poi si chiede ai cittadini di ripianare il debito, ilkeynesismo alla rovescia, si da ai ricchi e si fa pagare ai poveri: questo èesattamente il cosiddetto project- financing.
Con ilproject-financing, e la esplosione delle società di diritto privato controllateo partecipate dallo Stato, dalle Regioni e dagli Enti locali, le politicheKeynesiane alla rovescia si stanno diffondendo in modo devastante a livellolocale. Siamo infatti allo stesso livello della ricontrattazione del debito conle operazioni dei “derivati” che scaricano sui debiti futuri gli oneri diconvenienze virtuali immediate. Qui però stiamo parlando non di qualche decinadi miliardi di euro, bensì di centinaia di miliardi di debiti che si sono giàaccumulati e che emergeranno solo fra qualche anno nei bilanci correnti degliEnti Locali che si sono avventurati in queste operazioni. Stiamo parlando di unnumero semplicemente straordinario di contratti e di società che operano in unregime di diritto privato, che sono fuori dalle regole e dal controllo della contabilitàpubblica.
Una marea diattività economiche, controllate, determinate e gestite da Presidenti eConsigli di Amministrazione nominati dai partiti, da questi partiti, e nellequali il ruolo ed i rapporti fra politici, tecnici e imprenditori si confondonoe diventano sempre più intercambiabili e intercambiati. La spesa pubblica nonpiù dunque pilotata dalla transazione occulta della tangente, ma che diventatapuramente e semplicemente carne di porco azzannata direttamente e senzaintermediazioni da partiti, imprese e boiardi.
Lacorruzione: tutto continua come prima, ci raccontano le voci bipartisan diquesto sistema liquido dei partiti. In realtà la triangolazione tipica delsistema di tangentopoli è stata ampiamente sostituita da un sistema di relazionie di convenienze più immediato e più complesso, nel quale gli illeciti corronosul filo della illegalità e comunque sono molto più difficilmentecontrastabili. In questo contesto, la mafia e la borghesia mafiosa trovanospazi straordinari nella frantumazione e fuga dalle regole delle imprese, nellairresponsabilità dei tecnici nella gestione delle risorse, nella presenzadiffusa, confusa e mascherata, della partitocrazia nelle istituzioni e nellespa collegate, con i partiti frantumati, assenti nella società, vivi e vegeti eradicati solo nelle istituzioni e nelle spa lottizzate.
I partiti comela corruzione sono diventati un sistema liquido che prende solo la forma deicontenitori della spesa pubblica. Se i partiti della cosiddetta primarepubblica sono scomparsi, con loro sono scomparse anche le prassi che li hannostoricamente caratterizzati, statuti e regole che garantivano selezione epartecipazione. Quello che la Costituzione indica come lo strumentofondamentale per la formazione del consenso e per il concorso democratico deicittadini per il governo delle istituzioni, è invece oggi qualcosa diindefinito, potendo essere tutto ed il contrario di tutto. Partiti che, inquesta condizione, e dato il contesto descritto, sono strutturalmente orientatialla illegalità, anzi catalizzatori di illegalità.
La nuovatangentopoli post-fordista e post-keynesiana si è popolata di un numeroimpressionante di faccendieri senza imprese e di marioli di partiti liquidi,che occupano e sono occupati dalla spesa pubblica. Il sistema si è popolato diun esercito di ladri di istituzioni e di servizi pubblici, di ladri di verità edi memoria, di ladri di politica e di democrazia.
LaOrte-Mestre è la grande opera che serve solo a soddisfare gli appetiti dellagrande impresa virtuale post-fordista, ed è il piatto tipico dello statopost-keynesiano che consente ai faccendieri ed ai marioli di questa nuovatangentopoli di soddisfare un appetito vorace guidato da un egoismo cieco chevive solo nell'oggi, che ignora e cancella le nostre storie, che consuma eipoteca il nostro futuro.
 Fermiamoli prima che sia troppo tardi.

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