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Cècile Kyenge: «Ferita dagli insulti, ma non mi fermo». Nei Cie «non ci sono diritti»
4 Maggio 2013
Articoli del 2013
La nuova ministra per l'integrazione, italiana con la pelle nera, aggredita da soliti, sostiene che «L'Italia ha una cultura dell'accoglienza ben radicata, ma c'è una non conoscenza dell'altro, non si capisce che la diversità è una risorsa».

La nuova ministra per l'integrazione, italiana con la pelle nera, aggredita da soliti, sostiene che «L'Italia ha una cultura dell'accoglienza ben radicata, ma c'è una non conoscenza dell'altro, non si capisce che la diversità è una risorsa».

Il manifesto, 4 maggio 2023

«Non mi aspettavo tanti insulti. Sono rimasta ferita, ma non credo che gli insulti possano fermarmi». Gli insulti, razzisti, sono quelli che, non solo via web, sono stati scagliati contro un'altra donna, la nuova ministra per l'integrazione, Cécile Kyenge, non «di colore» - chiarisce lei - ma «nera, e lo ribadisco con fierezza», cittadina italiana originaria del Congo. Ma «è solo una minoranza, l'Italia non è un paese razzista», confida, presentandosi ai giornalisti. Però, aggiunge, «da questi attacchi ho imparato tante cose. L'Italia ha una cultura dell'accoglienza ben radicata, ma c'è una non conoscenza dell'altro, non si capisce che la diversità è una risorsa».

La ministra dice di sentirsi comunque «tutelata», riferisce che «sia il premier sia gli altri ministri mi hanno tutti espresso solidarietà». Ma deve attendere qualche ora dal termine del suo incontro con i giornalisti per una presa di posizione pubblica, con una nota congiunta, da parte di Enrico Letta e Angelino Alfano, che si dicono «fieri di averla nel governo».
L'ex ministro dell'interno leghista, Roberto Maroni, poi, aspetta giorni per commentare l'orrido Mario Borghezio, distintosi anche in questo caso. A precisa domanda, il segretario del Carroccio e presidente della Lombardia risponde: «No, non condivido. Ho parlato con lui al telefono per dirglielo». Provvedimenti? «Vedremo». Ma gli insulti alla ministra a Maroni «non piacciono» perché «si prestano solo a critiche e non portano alcun vantaggio». Visti gli argomenti, avrebbe fatto meglio a stare zitto anche Maroni. Anche perché se un altro leghista come Luca Zaia cambia registro - se andrà in Veneto Cécile Kienge «verrà accolta con tutti gli onori» dice ora - c'è n'è sempre un altro che vuole farsi riconoscere. Come l'ex parlamentare Erminio Boso che vomita razzismo alla La zanzara.
«Il discorso razzista in Italia è un problema che perdura da tempo, gli eventi più recenti confermano da un lato l'urgenza di affrontare la questione e dall'altro che le autorità devono mettere in atto misure più efficaci», dice il commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa, Nils Muiznieks.
Delle misure che dovrebbe prendere il governo parla la ministra: «Bisogna dare risposte ai tanti figli di stranieri che nascono e crescono in Italia e non si sentono né italiani né del paese di origine dei loro genitori». E ancora, ospite di Gad Lerner su La 7, a proposito dei Cie: «Non si possono trattenere 18 mesi le persone perché non hanno un documento o perché sono irregolari. Ci sono irregolarità e molte cose che vanno cambiate. Tutti devono essere uguali davanti alla legge, e i diritti sono universali. Le persone in questi luoghi sono come sospesi, non hanno diritti e a volte stanno peggio di quelli che sono in carcere». Certo, riconosce Kyenge, «nel governo ci sono forze politiche diverse dalla mia come il Pdl o Scelta Civica», aveva detto in conferenza stampa. Ma «dobbiamo cercare uno spazio comune e un terreno condiviso, sempre nel rispetto dell'altro, senza mai offendere».

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