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Riccardo Chiari
Assemblea di «Salviamo il paesaggio» «Stop al consumo del suolo, sì al riuso»
5 Maggio 2013
Comitati e movimenti
Una riunione di lavoro per decidere come proseguire in una lotta contro un fenomeno devastante, su cui per molti anni tutti hanno taciuto.

Il manifesto, 4 maggio 2013. Con postilla (m.b.)

Ricreare un futuro al paese attraverso la riconversione del patrimonio edilizio. Lo stop al cemento selvaggio e al consumo del suolo. La difesa di quanto resta di un territorio violentato da decenni di continue aggressioni. Il recupero del patrimonio edilizio esistente, e la sua valorizzazione attraverso meccanismi di riconversione. Anche sociale. Su queste basi il Forum nazionale «Salviamo il paesaggio» si ritrova oggi a Bologna per la sue terza assemblea nazionale. Seguendo un cammino per tanti versi parallelo ad altre realtà, associative e di base, impegnate sugli stessi temi. A partire dalla Rete dei comitati per la difesa del territorio di Alberto Asor Rosa, particolarmente attiva in Toscana. Fino allo stesso Wwf, che da qualche mese ha avviato la campagna di sensibilizzazione «Riutilizziamo l'Italia».

Anche la scelta del luogo dove ritrovarsi appare indicativa. L'assemblea di Salviamo il paesaggio nel capoluogo emiliano si svolge al «Senza Filtro» di via Stalingrado 59, un esempio pratico di riutilizzo del patrimonio esistente: una fabbrica dismessa, trasformata in uno spazio sociale, e gestita da una associazione (Planimetrie culturali) che la mette a disposizione del quartiere Fiera o di altre realtà che ne fanno richiesta. Una riconversione riuscita, ancorché guidata dall'alto in una città che invece è chiusa alle richieste (Bartleby, Tsunami) degli spazi autogestiti.

Il segnale politico è comunque quello del riuso. Ed è un percorso non lontano da quello avviato a Pisa dal Progetto Rebeldìa con l'occupazione dell'ex Colorificio di via Montelungo. In quel progetto del «Municipio dei beni comuni» avversato dall'amministrazione cittadina perché autorganizzato dal basso. Mentre a Firenze i movimenti e i comitati che contestano la visione privatistica della giunta Renzi chiedono che il nuovo regolamento urbanistico consenta per le aree dismesse la destinazione ad uso culturale, sociale e sportivo. Con il centro sociale Next Emerson pronto a presentare una manifestazione di interesse sull'area ex industriale occupata da anni.

Oltre che di riconversione dell'esistente, la rete di Salviamo il paesaggio (911 realtà, 90 nazionali e 821 tra associazioni e comitati locali) si pone obiettivi più generali. Del resto fin dalla fondazione, nell'ottobre 2011 a Cassinetta di Lugagnano, il «Forum italiano dei movimenti per la terra e il paesaggio» si è connotato come movimento teso a salvare il territorio italiano dalla deregulation e dal cemento selvaggio. Tanto da contestare alla radice sia la «legge Obiettivo» con le sua procedure straordinarie in tema di grandi opere, che la legge «Sviluppo bis» con i suoi incentivi sempre per le grandi opere. All'ordine del giorno dell'assemblea odierna c'è quindi la prosecuzione della campagna nazionale per un censimento dello stock edilizio sfitto, vuoto o non utilizzato, in ogni comune della penisola. Poi una legge di iniziativa popolare dal titolo: «Salviamo il paesaggio». Infine una forma di pressione per migliorare il ddl «salva suoli agricoli» approvato dal governo Monti ma fermo in parlamento.

Nonostante l'appoggio di una ventina di neo parlamentari (soprattutto di Sel e M5S) che alla vigilia delle elezioni hanno sottoscritto una carta di intenti del Forum, il cammino non si presenta facile. Solo per fare un esempio, fino ad oggi la campagna per censire gli immobili sfitti, vuoti o non utilizzati ha visto interagire con il Forum solo 600 degli oltre 8.000 municipi italiani. «Ma noi andiamo comunque avanti - spiegano gli attivisti della rete - perché siamo convinti che le amministrazioni debbano ridefinire i loro strumenti urbanistici basandosi sulla valutazione del patrimonio edilizio esistente e non utilizzato».

Postilla
Al consumo di suolo abbiamo dedicato la prima edizione della Scuola di eddyburg, nel 2005. I suoi materiali sono raccolti nel libro No Sprawl, a cura de Maria Cristina Gibelli ed Edoardo Salzano, (Alinea 2006). Eddyburg ha partecipato alla nascita dell'associazione, nata dall'iniziativa di Domenico Finiguerra, allora sindaco di Cassinetta di Lugagnano e al suo avvio. All'assemblea di Bologna abbiamo inviato il seguente messaggio:

«Cari amici,
ci dispiace di non poter essere presenti alla riunione del 4 maggio.
Come sapete, Eddyburg ha sostenuto attivamente la costituzione e le iniziative di Salviamo il paesaggio. Intendiamo confermare il nostro appoggio, poichè crediamo con convinzione nella necessità di coordinamento e aggregazione dei i soggetti attivi nella difesa del territorio.
Per parte nostra, il contributo possibile a questo scopo consiste nel mettere in evidenza e diffondere, attraverso il sito, le riflessioni e le iniziative legate alla tutela del territorio, al contrasto ad ogni forma di rendita e speculazione edilizia e alla promozione di un modello di insediamento fondato sui diritti, delle persone e dell'ambiente, e non piegato al mero interesse economico.
Continueremo a farlo, se possibile rendendo ancora più evidente - nella pagina principale del sito - il legame con i siti dei movimenti amici, tra i quali c'è "Salviamo il paesaggio".
Vogliamo anche porre alla vostra attenzione un tema che ci sta particolarmente a cuore e sul quale riteniamo debba essere avviata una campagna di informazione e mobilitazione analoga a quella condotta contro il consumo di suolo. Nelle città sono presenti numerose aree dismesse, molte delle quali di proprietà pubblica: ospedali, carceri, depositi, stazioni, macelli, fiere e mercati. E diventano sempre più numerosi gli spazi inutilizzati e lasciati al degrado. La sottocultura dominante guarda a queste aree esclusivamente sotto l'aspetto patrimoniale. I gruppi di interesse le considerano come un terreno di caccia, dal quale trarre il massimo guadagno economico. Al contrario, noi riteniamo che siano le uniche risorse disponibili per rispondere ai bisogni, crescenti, dei cittadini, in termini di abitazioni economiche, luoghi di lavoro, servizi di interesse pubblico. La posta in gioco è molto alta: consegnare queste aree alla speculazione, potrebbe rivelarsi esiziale per le nostre città.

Salvare il paesaggio e salvare le città: questo dobbiamo fare, insieme.

Edoardo, Ilaria e Mauro»

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