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Rossana Rossanda
Napolitano, Berlusconi e il brivido delle larghe intese
24 Aprile 2013
Articoli del 2013
«Napolitano ha da tempo deciso di dare priorità all’unità nazionale rispetto ai principi della convivenza democratica. Questa è la rotta che traccia, e da essa è legittimato a entrare nel governo Berlusconi, imputato di corruzione e concussione, non condannato solo per scadenza dei termini». Sbilanciamoci, newsletter n. 235 del 23 aprile 2013

«Sbilanciamoci, newsletter n. 235 del 23 aprile 2013

Il neopresidente Napolitano impone le larghe intese con Berlusconi e bacchetta tutti tranne lui nel suo discorso d’insediamento. Che suscita l’entusiasmo generale, Sel e grillini esclusi. Ora anche il governo si farà sotto il dettato di Napolitano

Le larghe intese non sono un orrore, ha asserito ieri Giorgio Napolitano nella sua intemerata alle Camere. E invece possono essere un orrore, insegna la storia del Novecento. Facta e Hindenburg avrebbero dovuto rifiutare, come potevano fare, l’intesa con Mussolini e Hitler. Non mi si risponda che Berlusconi non è né Mussolini né Hitler, l’argomento con il quale è asceso al potere è lo stesso con il quale arrivarono al potere i due: è il popolo che li ha espressi. Senonché non sono stati loro a iniettare nel popolo l’antisemitismo, la repressione, la guerra, non se li erano inventati, stanno nelle viscere di ogni società in crisi e una Costituzione democratica è fatta per frenarli. Ma Giorgio Napolitano ha da tempo deciso di dare priorità all’unità nazionale rispetto ai principi basilari della convivenza democratica. Questa è la rotta che egli traccia, e da essa è perfettamente legittimato a entrare nel governo Silvio Berlusconi, imputato di corruzione e concussione, non condannato esclusivamente per scadenza dei termini, operazione sublime della sua squadra di avvocati. Non per caso ieri era felice, e ha dichiarato che quello del nostro presidente è il più bel discorso degli ultimi venti anni, quelli nei quali lui ha infestato il paese. Raggiante, distribuiva i suoi elogi e le sue critiche come se avesse diritto di lodare o rimbrottare qualcuno, e Napolitano non ha trovato un brandello di ammonimento per lui; fra le varie bacchettate distribuite a destra e a sinistra non ce n’è stata una per il Cavaliere, a differenza di Stefano Rodotà al quale è stata rimproverato di non aver capito la regola d’oro che guida il Colle.

Neanche a noi piace sempre il linguaggio di Grillo, ma sappiamo distinguere fra parole e fatti, e a Berlusconi non sono imputabili solo le parole, che anche ieri non sono mancate, ma corposi fatti, registrati nei tribunali della Repubblica.

Quel che più fa impressione è l’entusiasmo di quasi tutte le parti politiche – praticamente tutte salvo i grillini e Sel – per la predica presidenziale, pur sapendo a che cosa essa condurrà nei prossimi giorni. La sfilata degli ossequi è stata aperta da Eugenio Scalfari, che si è peritato di dare una lezione di costituzionalismo a Rodotà; non solo, ma di imputargli – delitto imperdonabile – di non aver telefonato a lui Scalfari prima di prendere la decisione che preso.

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