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Alberto Vitucci
Fontego, maratona notturna votazione tra tante proteste
12 Marzo 2013
Terra acqua e società
Dalla maggioranza di centrosinistra del Consiglio comunale di Venezia un ulteriore contributo al degrado del patrimonio culturale , alla svendita (per meno di 30 denari) della proprietà pubblica, alla mercificazione della città, nonché alla diffusione dell’”antipolitica".

Dalla maggioranza di centrosinistra del Consiglio comunale di Venezia un ulteriore contributo al degrado del patrimonio culturale , alla svendita (per meno di 30 denari) della proprietà pubblica, alla mercificazione della città, nonché alla diffusione dell’”antipolitica". La Nuova Venezia, 12 marzo 2013

La battaglia per il Fontego finisce a tarda sera, con voti sugli emendamenti a colpi di maggioranza e le proteste di opposizioni, consiglieri «dissidenti» e comitati, che hanno organizzato durante la sospensione dei lavori una vera «assemblea» nell’aula di Ca’ Loredan. Convenzione votata tra il Comune – con la Variante e il cambio d’uso che dà il via libera ai lavori di restauro – e Edizione property, la finanziaria del gruppo Benetton per trasformare lo storico Fondaco dei tedeschi in un moderno centro commerciale. Respinti quasi tutti gli emendamenti che proponevano una maggiore apertura pubblica del palazzo e l’aumento del corrispettivo (sei milioni) spettante al Comune per il cambio di destinazione d’uso. Polemica a tratti molto dura sul valore dell’edificio acquistato cinque anni fa da Benetton per 60 milioni di euro. E sul rapporto «pubblico-privato». Convenzione che penalizza il Comune, secondo i dissidenti. «Valorizzazione di un bene oggi degradato e chiuso al pubblico», secondo la giunta e i partiti di di maggioranza, Pd, Idv, In Comune. Il sindaco Giorgio Orsoni nella sua replica ha spiegato il perché si sia giunti a questo punto. La convenzione firmata dal sindaco con Benetton, due anni fa, è stata definita «un atto che rende questo Consiglio più libero di decidere perché garantisce il rispetto di alcuni obblighi per il privato. «Ci sono dei dati di fatto», ha detto il sindaco, «che chiunque non abbia pregiudizi non può non vedere. Il primo è che questo palazzo è di proprietà privata e che la precedente amministrazione ha deciso di non esercitare il diritto di prelazione». «A quel punto», ha detto ancora il sindaco, «a noi non restava che cercare di ottenere i maggiori vantaggi possibili per la collettività. Così abbiamo fatto, ottenendo la disponibilità pubblica del cortile, con dieci giorni dedicati a spettacoli esclusivi del Comune, l’uso dello spazio all’ultimo piano. E sei milioni di euro, che ci sembrano congrui. Anche perché non è scontato che si possa recuperare utilità pubblica sulla proprietà privata». Anche dal punto di vista del progetto, Orsoni ha ricordato che l’ipotesi originaria è stata modificata. Con lo stralcio delle scale mobili colorate nel cortile e e della grande terrazza. Dibattito proseguito fino a tarda ora, con la discussione di decine emendamenti. Bocciata per soli tre voti la proposta avanzata dal consigliere del Gruppo Misto Nicola Funari di rinviare tutto in commissione, vista la «non adeguata valutazione effettuata dagli uffici». Ma per tre voti la proposta non è passata. Non hanno votato tra l’altro anche consiglieri critici con la delibera, come Jacopo Molina, Saverio Centenaro, Valerio Lastrucci. Durissimi gli interventi delle opposizioni. Renato Boraso, Cesare Campa, Marta Locatelli (Pdl), Giovanni Giusto (Lega). Jacopo Molina (Pd) hanno accusato la giunta di aver già deciso, nel momento in cui il sindaco aveva firmato la convenzione con Benetton, due anni fa. Renzo Scarpa (Misto) ha accusato di illegittimità gli atti in approvazione. Stessa linea per Gianluigi Placella (Cinquestelle), applauditissimo dall’aula. Favorevoli al restauro i consiglieri Pd Borghello e Pagan, Beppe Caccia (In Comune), Giacomo Guzzo (Italia dei Valori) che ha invitato a tener presente il beneficio economico dei 400 posti di lavoro. Attacchi alla giunta e alla «necessità di far cassa». L’assessore Ezio Micelli ha replicato difendendo la bontà dell’accordo, che «precisa gli elementi dell’intesa sulla base del progetto definitivo approvato dalla Soprintendenza».

Ecco un'immagine del Fontego dei tedeschi, futura Rinascente

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