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Natalia Aspesi
La scelta dei lombardi
10 Febbraio 2013
Articoli del 2013
Fotografia di uno stato d'animo, da una giornalista di costume intelligente: il dilemma fra l'orribile padania secessionista e un voto in cui non ci si identifica appieno.

Fotografia di uno stato d'animo, da una giornalista di costume intelligente: il dilemma fra l'orribile padania secessionista e un voto in cui non ci si identifica appieno.

La Repubblica, 10 febbraio 2013 (f.b.)

Un rifugio che li ha liberati dal fastidio, se non addirittura dalla vergogna, di doversi umiliare nel solo centrodestra prima disponibile, quello horror berlusconiano. Ma, al momento di pensare alla Regione, molti si sono spaventati, trovandosi davanti, come candidato presidente montiano, una delle persone più noiose mai arrivate in politica: un Albertini che fu irragionevolmente sindaco di Milano due volte, iniziando una cementificazione della città tra le più allucinanti.

Chiarita la sua impossibilità a vincere queste elezioni, ai montiani più saggi si sono rizzati i capelli in testa all’idea di consegnare la Lombardia a Maroni, cioè di riconsegnarla alla Lega e al Pdl, e a tutto il malaffare, gli scandali, l’ignoranza finanziaria, politica e culturale che l’hanno devastata negli ultimi anni. La prima a rendersene conto è stata la montiana Ilaria Borletti Buitoni, capolista alla Camera per la Lombardia, che ha annunciato il voto disgiunto, cioè la libertà di votare ovviamente per la sua lista alle politiche, abbandonando però, alle Regionali, l’insignificante Albertini, per votare il Centro popolare lombardo di Umberto Ambrosoli: quel tipo di persona perbene, colta, preparata e appassionata che dovrebbe piacere moltissimo a Monti che, purtroppo, ha commesso l’errore tecnico di impantanarsi, non si sa perché, con Albertini.

Meglio, insomma, una sinistra rosa che una destra nera, meglio la novità che contiene speranza, e che tanto auspica Monti, che il vecchiume di cui già si conosce l’imprudenza e l’incapacità, tanto deprecato dal Professore. Nelle case dei lombardi importanti, in quelle non più berlusconiane e non del tutto pidielline, incerte montiane, silenziosamente grilline, Umberto Ambrosoli è il più invitato, quello che fa miglior figura nei brevi discorsi semplici e pacati, tanto da risultare convincente. Nelle strade dei centri cittadini girano signore in età che distribuiscono “solo a chi ha la faccia di uno che lo merita” le povere borse di tela col nome del candidato del Centro popolare lombardo. È tutta qui la propaganda elettorale di Ambrosoli che non ha nessun sostegno finanziario.

In giro c’è stanchezza e paura, le teste rintronate dai bombardamenti senz’anima della telepolitica elettorale. Ma ci sono momenti video essenziali anche per le elezioni regionali; come è accaduto sere fa dalla Gruber, quando la signorile distanza, la sapienza del linguaggio e la preparazione politica della montiana signora Borletti Buitoni, rispetto all’iroso e impacciato Salvini, ha chiarito l’inconciliabilità tra i due mondi. Lo stesso Salvini poi, in un incontro con i medici per parlare di sanità lombarda assieme ai rappresentanti delle altre liste, ha dichiarato che, certo del futuro maroniano della Regione, la salute lombarda sarà sempre più gestita dalla politica, altro che sistema Formigoni. Intanto altri montiani hanno seguito la signora Borletti Buitoni, dichiarandosi per il voto disgiunto a favore di Ambrosoli, confermando così che, anche per chi sostiene un centrodestra, antisinistra ma civile, per il governo, è inaccettabile l’idea di una Lombardia di nuovo prigioniera di un mondo alieno alla sua storia, alla sua cultura e persino alla sua economia, oltre che al suo futuro, come quello rappresentato da Maroni.

Aliena soprattutto al varesotto professor Mario Monti. L’incubo di milioni di lombardi, tra cui i famosi moderati più sensati, è che la Lombardia, presa per poi depredarla ancora una volta, formi quella specie di stato del Nord con Veneto e Piemonte, dominato dalla Lega smoderata e secessionista, che renderebbe ingovernabile l’Italia e quindi anche, come ha spiegato ieri Massimo Cacciari, la Lombardia stessa. Il premier Monti oggi sarà a Milano in difesa del suo Albertini e si immagina sgriderà duramente chi tra i suoi ha osato dichiararsi per Ambrosoli ma, dice la signora Buitoni Borletti, che non sarà in città, «una lista civica deve accettare la pluralità delle scelte».

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