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Giuliano Fontani
In un attimo cambia la destinazione dei terreni. Per i proprietari maxi-plusvalenza
7 Novembre 2012
Città e rendita
Ecco un esempio pisano di come l'accrescimento della rendita urbana, derivante dalle decisioni pubbliche, si traduca in ricchezza privata.

Ecco un esempio pisano di come l'accrescimento della rendita urbana, derivante dalle decisioni pubbliche, si traduca in ricchezza privata. Il Fatto quotidiano, 7 novembre 2012

Pisa. Ikea sbarca a Pisa con un super store da 33 mila metri quadrati. I lavori sono già iniziati e la multinazionale del mobile ha in programma di terminarli a fine 2013. Ma il primo affare l’ha compiuto la società che le ha venduto l’area, sulla via Aurelia sud, tra l’aeroporto “Galilei” e l’uscita della superstrada Firenze-Pisa-Livorno, la Navicelli spa, con una semplice variante al piano urbanistico ottenuta dall’amministrazione comunale ha quadruplicato il valore dei terreni avuti pochi mesi prima dello stesso municipio. Da circa 50 euro a 200 euro al metro quadrato. Una plusvalenza gigantesca, da 765mila euro a oltre tre milioni per ottenere quei 15 mila metri quadrati necessari per costruire il nuovo grande magazzino. La Navicelli ha pagato i denari dovuti all’amministrazione comunale con grave ritardo e solo dopo la variante urbanistica che consentiva il nuovo insediamento commerciale e dopo aver incassato la prima tranche dei soldi da Ikea. E dire che la società era nata per favorire il settore nautico.

L'arrivo di Ikea a Pisa è storia lunga. La multinazionale svedese aveva messo gli occhi su un’altra area, nel comune di Vecchiano. La struttura doveva sorgere a ridosso del casello autostradale ma l’amministrazione locale, a pochi giorni dalle elezioni, non se la sentì di dare il via ad un progetto che prevedeva anche un grande centro commerciale e un villaggio turistico. Una colata di cemento. Stoppata a Vecchiano, Ikea trova il sindaco di Pisa Marco Filippeschi pronto a cogliere l’occasione di un investimento da 70 milioni di euro che dovrà dare un posto di lavoro a circa 300 dipendenti diretti. Tanto più che a Pisa la società del mobile ha rinunciato alla colata di cemento che voleva r

ealizzare a Vecchiano, eliminando dal progetto del centro commerciale e il villaggio. Il Comune di Pisa prospetta dunque a Ikea di insediarsi nel proprio territorio scegliendo tra due opzioni: la zona industriale di Ospedaletto oppure l’area che nel 2007 aveva venduto a Navicelli spa, pensata per le aziende della nautica, settore in espansione e alla ricerca di spazi sulla costa. Ikea avrebbe scelto i terreni che nel frattempo aveva acquisito la Navicelli e la cosa non deve essere dispiaciuta all’amministrazione pisana, che non aveva incassato un centesimo dei 765mila euro promessi. C’era bisogno, però, di un’ulteriore variante al piano urbanistico per trasformare le aree da industriali a uso commerciale. E così è avvenuto, con grande soddisfazione di Alessandro Paglia, responsabile di Sviluppo Ikea Italia: “A Pisa si è seguito un iter da tempi record, non solo per l’Italia ma anche rispetto alla media europea e mondiale”.

Sulla carta l’operazione mette tutti d’accordo. Le aree erano state vendute per creare posti di lavoro e nuova occupazione la porterà l’Ikea e poco importa se non sarà l’industria delle barche da diporto. La multinazionale del mobile realizzerà il suo progetto, anche se deve rinunciare alla speculazione edilizia, il Comune ha incassato i soldi che gli doveva Navicelli. Maurizio Bini, capogruppo di Rifondazione comunista in Comune, teme gli effetti della nuova Ikea su una zona già gravata da traffico e pesanti infrastrutture e critica anche la plusvalenza che la Navicelli ha realizzato nell’acquisto e l’immediata rivendita delle aree di Porta a Mare. Dietro Navicelli ci sono personaggi che hanno molti legami con l’amministrazione comunale, dall’ex vice sindaco Stefano Bottai ad alcuni costruttori edili che hanno reso possibile l’operazione Ikea vendendo i loro terreni e che in molti casi sono tra coloro che hanno le mani su tutto quello che si muove sul litorale pisano, dal porto di Marina alla Cosmopolitan di Tirrenia, dal resort del Mary alla società Boccadarno. Due milioni e trecentomila euro di guadagno, senza alcun margine di plusvalenza per le casse comunali, con un paio di atti notarili.

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